Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

a lungo sotto il liscio smalto quella figura, con una passione che ancora oggi preme nel mio cure (sic!), confusa col passo della nonna che va alla porta della cucina, verso il crepuscolo invernale, e non ne ritorna più. Questo passo, nella sua bellezza struggente e protesa nel mistero (della morte e della vita, fuse nella semplicità di alcuni gesti quotidiani e assoluti, del buio che viene e di una luce, «inconsumabile», che resta - l'illusione vivente rappresentata dalla viola dipinta ma per questo non meno reale, anzi più che terrena) rivela anche, in una delle sue origini (il rapporto con la nonna), il senso e l'intensità di quella «passione» che, provata per una fine («quando avevo terminato», «non ne ritorna più»), non ha fine («ancora oggi preme nel mio cu(o)re»); - e che s'incarnerà poi spesso in un sentimento di vicinanza nella lontananza, di presenza nell'assenza, contrapposto a un sentimento, connivente ma inverso al primo, di lontananza nel ravvicinato, di assenza nella presenza. distanti sono come due soprammobili e vicini come radicate convenzioni figurative (Fosfeni: Soprammobili e gel) Alla nonna è dedicato un altro luogo dell'opera, il poemetto dialettale Mistieròi (in Idioma), intitolato appunto «Alla cara e venerata memoria di Angela Bertazzon e di Marina Bon». Foscolianamente, Zanzotto, sostenuto dagli amati assenti che sente e vuole fare presenti, vive (intrattiene) con loro una «Corrispondenza d'amorosi sensi»: la sua poesia ha anche una funzione eternatrice: Ma, voi, bene di sé ancora 'na òlta il vostro nevodet, parché ades che l'à 'n òr debòto consumà par voaltre il mantegne quel che, tosatèl, l'à lodà. 97

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