Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

la incarnano: schiacciate sull'immediato e sul remake dell'oggi, trovano un correlativo artistico nella pittura a "campi di colore" di Newman o di Rothko o nelle bandiere di Jasper Johns. Il rock, prodotto all'origine damusicisti colpiti piccolissimi dal fragore dei bombardamenti, quel fragore che manca al rombo silenzioso (disegnato) dei sogni traumatici, il rock è stato forse il tentativo di ristabilire il vincolo tra suono e immagine, significante e significato, di non subire la prepotenza di un'eredità, di non permettere che si incisti nel silenzio. Questo vincolo è un patto. Alla base di questo patto sta la possibilità che una "buona contrazione", come la chiamava Giordano Bruno, ci permetta di ritrovare "Dio nelle cose", di trattare il sogno come un testo sacro (Freud), di ritrovare dio in una cipolla (ancora Bruno) o di fare delle lettere del nome proprio i mattoni della creazione (Cabala ebraica). Di scoprire ciò che il cristianesimo ha mostrato dimenticandolo, sui muri dei cimiteri o sulle facciate delle chiese, e l'ebraismo ha in un certo senso nominato e cioè che le strisce appartengono al padre. Shèma Israel, impara, raccomanda Dio nella più importante delle preghiere ebraiche, "Ascolta': a riconoscere nelle frange che orlano il tuo vestito, strisce come i tefillin o le bende impresse sulla fronte, il patto che lega invece la pace alla regolazione del godimento. Ma la distruzione avvenuta del popolonemicodegli idoli potrà ancora permettere ai "residui ebraici nei sogni" di ritrovare il senso perduto in quelle che ci appaiono come arcaiche assurdità religiose? E potrà mai finire per noi l'assurdità di godere, come nel sogno della donna, di essere invasi e attraversati nell'intimità del corpo fin oltre la finestra dell'anima da un godimento alieno, o di godere di ricevere, come nel sogno dell'uomo, dispacci privi di testo e di mittente? Sergio Pinzi 8

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