Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

La peculiare temporalità che le è propria si afferma nell'unità contraddittoria della lingua, unità prodotta dall'atto di parola che insiste nel continuum trattenendosi lì dove si apre la temporalizzazione: nell'istante. Se la poesia che parla nella creaturalità è vana, gratuita, essa sporge fuori dalla generalità logico-veritativa, come anche istorico-destinale. Certo, essa comunque ricade nel tempo, anzi prende parola in una lingua che è, con l'espressione hegeliana di WernerHamacher, «tempo rappresentato come continuum della negatività»7 • Dobbiamo però fare attenzione al fatto che, per Celan, tale atto di parola non consuma in sé la relazione con la presenza che viene a manifestarsi lì e in quel momento: esso certo non ne garantisce la costanza, non può, ma nondimeno ne coglie la pienezza. Qui la «parete da abbattere che separa l'oggi dal domani» della prosa giovanile diviene luogo da serbare, poiché il processo incessante in cui il medesimo diviene continuamente altro da sé esige la mimesis dell'arte che arresta il flusso delle apparenze eternando il "naturale come naturale". Ma questaeternità ontologica di ciò che viene così arrestato in immagine è nulla - forse il nulla - per chi guarda dall'angolo creaturale della mortalità. La scena in cui il messaggio - promessa di morte - cade, come un imprevisto (ma anche come "qualcosa che si pone nel mezzo", dazwischenkommen) a interrompere la conversazione sull'arte in La morte di Danton diviene così cifra della caducità. Tra eternità dell'immagine e caducità dell'atto di parola, ma anche, a livello riflessivo, tra costanza ontologica dell'essere che si manifesta e unicità mortale di una singolarità, è posta nel cammino dove arte e poesia possono coincidere, è il "passo" che conduce la poesia, in una sorta di strano rovesciamento dell'ordine del tempo, dal già-non-più della poesia dell'ancorsempre del medium dell'arte. Passo che espone la poesia all'insidia del "fuori", e così converte l'estraneità in alte73

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