Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

questomondo. Ricordo qui una conversazione con un amico, che verteva sul "Teatro di marionette" di Kleist. Come riconquistare quella grazia originaria, che dà il nome all'ultimo, e quindi più elevato capitolo della storia dell'umanità? Sulla via di una purificazione della nostra vita inconscia, guidata dalla ragione, il mio amico credeva si sarebbe potuta riconquistare l'originarietà del principio. [...] In quella visione inizio e fine coincidevano, e prendeva voce qualcosa di simile al lutto per il peccato originale. La parete che separa l'oggi dal domani è da abbattere, perché domani sia di nuovo ieri. Come fare nella nostra epoca per raggiungere l'atemporale, l'eterno, l'oggi-ieri?5 Questa grazia ingenua che si intende riconquistare certo apparirà a Celan dodici anni dopo nella determinazione antinomica di una prescrizione "e contrario", del double bind teleologico a cui Schiller dava voce, nel momento in cui riconosceva nell'amico Goethe l'esempio di una ingenuità classica raggiunta per via di mediazione. Ed è così che il "passo" verso una condizione "priva di arte" del1'opera diviene, nel Meridiano, attraversamento di una estraneità a cui occorre tenere testa. Più ancora, a questa estraneità occorre stare di fronte, rimanere affisi ad essa sino a che la compiutezza e perfezione che le è propria perde i suoi attributi di verità e di ragionevolezza. Se ancora nel testo giovanile Celan riconosseva nella grazia ingenua una verità da contrapporre alle "bugie del mondo", nel Meridiano la coerenza konsequent di chi pensa Mallarmé sino in fondo è ciò che va messo in questione - in una citazione sottaciuta dal Lenz, dove si dice «riandava febbrilmente tutta la vita, poi si diceva è logico, logico; - se invece udiva altri parlare pensava: - "È illogico, illogico." - Era l'abisso di una follia incurabile, una follia per l'eternità»6 • Questa coerenza logica è essa stessa prodotto della fa71

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