di appropriazione, al servizio dell'articolazione sonora del pensiero - ed è ciò che Humboldt ha tramandato alla linguistica moderna. Oppure, essa può essere colta come momento dell'oblio dell'origine, luogo di un "lavoro dello spirito" che pone i fenomeni come presenti nel momento in cui li dispone in catene enunciative - ed è la posizione di Heidegger. Ma se la questione, nel Meridiano, è posta nei termini di un rapporto tra arte e dizione poetica, intorno alla quale raccogliere tutte le altre, non è certo un caso dovuto alla peculiarità dell'autore a cui Celan si trovava a rendere omaggio. In questo domandare sono compresi gli estremi di una replica sottaciuta, eppure quanto mai esplicita, alle posizioni di Heidegger e degli eredi di Humboldt, ed è da lì che bisogna iniziare. Gli episodi e citazioni da Biichner che Celan dispone lungo il testo concorrono tutti a definire l'arte come forma di mimesi, nozione che se rimanda alla determinazione storica di autori come Biichner e Lenz non per questo viene assunta da Celan in modo meno esclusivo. In quanto mimesi, l'arte è in un rapporto essenziale con l'io. L'io dello spettatore, in primo luogo, ma ancor più in là l'io di chiunque, anche di chi crea l'opera d'arte, in quanto è preliminarmente posto nella posizione dello spettatore. In una forma esemplata al meglio dall'episodio in cui Lenz contempla le contadine sulla roccia, viene evocata qui la nozionestoricadell'arte come tableau, composizione di ciò che appare in una posizione tale da generare l'impressione che esso sia venuto da sé a presenza2 • Concezione generica, che precede l'autonomizzazione delle arti e il loro assumere le leggi dei procedimenti specifici a norma rìflessiva dell'opera, concezione che soprattutto rinvia al dato visivo-rappresentativo come fondamento irrinunciabile di ogni produzione: dove però l'estetico è ancora inteso nella sua accezione più ampia e indivisa. È il problema posto all'origine dell'estetica mo68
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==