Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

Una dimora oscillante Sul "Meridiano" di Paul Celan Nel procedere ellittico e allusivo del testo a cui Celan destinava la sua riflessione sulla poesia, la cosa più difficile da pensare rimane il "passo" che lega, e insieme separa, arte e poesia. Una differenza, o piuttosto una contraddizione (Widerspruch) che prende parola e così replica all'interno di una identità che il discorso di Celan pone come luogo impossibile, forse condizione di possibilità, di un incontro il cui avvenire può essere prodotto con l'arte nel medio della lingua. L'identità delle due vie, quella dell'arte e quella della poesia, certo non è posta qui una volta per tutte nell'orizzonte originario del fare poetico, quanto piuttosto rinviata in una stazione esemplare da cui sono defluiti tutti gli attributi della stabilità e della permanenza. In questo, Celan assume in pieno il detto di Humboldt, per il quale «la lingua, compresa nella sua effettiva essenza, è qualcosa di consistente e di transitorio in ogni istante»1 • Questa duplicità irriducibile, che fa della lingua una dimora oscillante, e soprattutto la assegna, per esistere, al perpetuo movimento in cui essa diviene energia della parola, ma così anche agente della disparizione, può certo essere ridotta nella processualità genetica di un cammino 67

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