Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

mità di un luogo libero e aperto. E infine, in prossimità dell'utopia. La poesia, Signore e Signori -: questa dichiarazione d'infinità della pura mortalità e di ciò che è vano! Signore e Signori, concedetemi, ora che sono di nuovo all'inizio, di ritornare sulla medesima questione, in tutta brevità e a partire da un'altra direzione. Signore e Signori, alcuni anni fa ho scritto una piccola quartina, questa: «Voci dalla via dell'ortica:/ Vieni a noi sulle mani! Chi è solo con la lampada,/ non ha che la mano per leggere». E un anno fa, in ricordo di un incontro mancato in Engadina, misi su carta una piccola storia in cui facevo andare un uomo per le montagne, "come Lenz". Nell'una come nell'altra occasione, avevo lasciato un "venti gennaio", il mio "venti gennaio". Io ho... incontrato me stesso. Sono queste le vie che si percorrono assieme alle poesie, quando si pensa alle poesie? Queste vie, non sono esse altro che percorsi indiretti, giri che portano dal tu al tu? Ma esse sono però al tempo stesso anche vie, tra le tante altre, in cui la lingua prende voce, sono incontri, vie di una voce verso un tu che percepisce, vie creaturali, forse progetti esistenziali, un protendersi in avanti verso se stessi, alla ricerca di se stessi... una specie d1 ritorno a casa. Signore e Signori, arrivo alla fine - arrivo, con l'accento acuto che dovevo porre, alla fine di ... Leonce e Lena. E qui, alle ultime due parole di quest'opera, devo stare in guardia. Al pari di Karl Emil Franzos, il curatore di quella PrimaEdizione Critica dell'Opera Completa e del Lascito manoscritto di Georg Buchner apparsa ottantuno anni fa da 64

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