Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

che tiene a memoria tutte le nostre date. «L'attenzione» - permettetemi di citare una parola di Malebranche dal saggio su Kafka di Walter Benjamin - «l'attenzione è la preghiera naturale dell'anima». Una poesia diventa - a quali condizioni! - poesia di chi ancor sempre percepisce, rivolto a ciò che appare, che interroga e rivolge parola a ciò che appare; diventa dialogo - è spesso dialogo disperato. Soltanto nello spazio di questo dialogo si costituisce ciò a cui la parola si rivolge, si raccoglie attorno all'io che lo interpella e lo nomina. Ma in questo presente ciò che è stato interpellato e che con la nominazione è in certo modo divenuto un "tu" porta con sé anche la sua alterità. Nel qui ed ora di una poesia - la poesia stessa ha soltanto questo unico presente puntuale - in questa immediatezza e prossimità, essa fa sì che l'Altro prenda parola in ciò che ha di più suo: il tempo. Quando parliamo con le cose in questo modo, siamo sempre alla domanda sul loro da-dove e verso-dove: a una domanda che "rimane aperta", che "non giunge a fine alcuna", che indica l'aperto e vuoto e libero - noi siamo fuori. La poesia cerca, credo, anche questo luogo. La poesia? La poesia con le sue immagini e i suoi tropi? Signore e Signori, di cosa parlo in senso proprio, quando parlo della poesia da questa direzione, in questa direzione, con queste parole - no, quando io parlo della poesia? Io parlo della poesia che non c'è! Una poesia assoluta - no, certo non c'è, non può esserci! Ma c'è comunque con ogni vera poesia, con una poesia dalle pretese più esigue, questa domanda ineludibile, questa pretesa inaudita. 62

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