Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

poesia, e Lucile percepisce la lingua come figura e direzione e respiro: cerco anche qui, in questa composizione di Bi.ichner, la medesima cosa, cerco Lenz, lo cerco - come persona, io cerco la sua figura: per amore del luogo della poesia, della liberazione, del passo. Il Lenz di Bi.ichner, Signore e Signori miei, è rimasto un frammento. Dobbiamo andare alla ricercadel Lenz storico per sentire in quale direzione andasse questa esistenza? «L'esistenza per lui era un peso necessario. Così continuò a vivere...». Qui il racconto s'interrompe. Ma la poesia tenta, come Lucile, di vedere la figura nella sua direzione, la poesia corre in avanti. Noi sappiamo dove continua a vivere, come continua a vivere. «La morte», si legge in un libro su Jakob Michael Reinhold Lenz apparso a Lipsia nel 1909, dalla penna di un libero docente moscovita dal nome di M.N. Rozanov, «la morte liberatrice non si fece attendere a lungo. Nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1792 Lenz fu trovato privo di vita in una strada di Mosca. Venne seppellito a spese di un nobile. La sua estrema dimora è rimasta sconosciuta». Così lui aveva vissuto, sino alla fine. Lui: il vero Lenz, quello di Bi.ichner, la figura di Bi.ichner, la persona che noi possiamo percepire alla prima pagina del racconto, che "il venti gennaio andò attraverso le montagne", lui, non l'artista e l'uomo assorto nelle questioni dell'arte, lui in quanto io. Non troviamo ora forse il luogo dove era l'estraneità, il luogo in cui la persona riuscirebbe a liberarsi, come un io spaesato? Sappiamo trovare un luogo come questo, un passo come questo? "...gli riusciva soltanto sgradevole a volte non poter camminaresulla testa". Questo è lui, Lenz. Questo è, credo, lui e il suo passo, lui e il suo "viva il Re". "...gli riusciva soltanto sgradevole a volte non poter camminare sulla testa". 58

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