Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

sez l'Art di Mercier, questo passo apre prospettive, precorre il naturalismo, Gerhart Hauptmann, qui vanno cercate e trovate anche le radici sociali e politiche dell'opera di Biichner. Signore e Signori, il mio far parola di tutto ciò acquieta anche se inmodo passeggero la mia coscienza, ma mostra a voi anche, generando così nuova inquietudine, mostra come non riesca a staccarmi da qualcosa che mi sembra avere stretti legami con l'arte. Lo cerco anche qui, nel Lenz, mi permetto di far notare. Lenz, quindi Biichner, ha, "ah, l'arte", parole di grande disprezzo per l"'idealismo" e le sue "bambole di legno". Egli vi contrappone, e qui seguono le indimenticabili righe sulla "vita del più infimo degli esseri", i "tremiti", i "cenni", "lamimica sottile, appena percettibile", vi contrappone ciò che è naturale, che è della creatura. Ed egli illustra tale concezione dell'arte con questo episodio: Ieri, risalendo la valle, scorsi due fanciulle su una pietra; l'una si annodava la chioma, l'altra l'aiutava; i suoi capelli d'oro che scendevano liberi, il viso pallido e serio, ma così giovane, l'abito nero, l'altra che aveva tanta premura. I quadri più belli e toccanti della più antica scuola tedesca non riuscirebbero a darne un'idea. Talvolta si vorrebbe essere una testa di Medusa, per poter tramutare un simile gruppo in pietra, e poi fare accorrere la gente. Signore e Signori, fate attenzione per favore: «Si vorrebbe essere una testa di Medusa», per ... cogliere permezzo dell'arte il naturale in quanto naturale! Si vorrebbe, si dice qui però, non: io vorrei. Questo è un passo al di fuori dell'umano, che si spinge 55

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