Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

si vorrebbe conservare. Qui si rende omaggio alla maestà dell'assurdo, che testimonia la presenza dell'umano. Signore e Signori, ciò non ha un nome stabilito una volta per tutte, ma, io credo, è... la poesia. "Ah, l'arte!". Lo vedete, questa parola di Camille mi è rimasta impressa. Sono del tutto consapevole che questa parola può essere letta in questo o in quel modo, che possiamo porre accenti diversi: l'accento acuto dell'attuale, il grave dello storico, anche storico-letterario, il circonflesso - un segno di estensione - dell'eterno. L'accento che io pongo è - non mi rimane altra scelta - quello acuto. L'arte, "ah, l'arte", possiede, oltre alla sua facoltà metamorfica, anche il dono dell'ubiquità: la ritroviamo anche nel Lenz, anche qui in un intermezzo, mi permetto di rilevare, come nella Morte di Danton. «A tavola Lenz era di nuovo di buon umore: si parlò di letteratura, era nel suo elemento... » «...Il sentimento della vita in ciò che è creato sta al di sopra del bello e del brutto, ed è l'unico criterio in materia d'arte... » Ho preso qui soltanto due frasi, la mia cattiva coscienza in tema di accento grave mi impedisce di non farvelo subito notare; questo passo ha prima di ogni altra cosa rilevanza storico-letteraria, occorre saperlo leggere assieme alla già citata conversazione nella Morte di Danton, qui trova espressione la concezione estetica di Bi.ichner, di qua si arriva, lasciando il frammento di Lenz scritto da Bi.ichner, a Reinhold Lenz, l'autore delle Note sul teatro, e al di là di lui, il Lenz storico dunque, ancora più indietro sino al letterariamente tanto produttivo Elargis54

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