Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

te" creazione, bensì accanto alla creatura e al "niente" che questa creatura "indossa"; l'arte appare questa volta in figura di scimmia, ma è sempre la stessa, l'abbiamo subito riconosciuta da "giubba e calzoni". Ed essa viene a noi, l'arte, anche in una terza opera di Buchner, in Leonce e Lena, luce e illuminazione qui sono irriconoscibili, siamo "in fuga verso il paradiso", "tutti gli orologi e calendari" devono essere gli uni "distrutti", gli altri "proibiti", ma poco prima vengono ancora introdotte "due persone d'ambo i sessi", ed un uomo, che annuncia di essere "forse il terzo e il più straordinario", ci esorta "con tono stridulo" a guardare con stupore ciò che abbiamo davanti agli occhi: "Niente altro che arte e meccanismo, nient'altro che cartone e molle di orologio!". L'arte appare qui in più ampia compagnia, ma, salta agli occhi, è tra i suoi simili, è la medesima: è l'arte che già conosciamo. Valerio è soltanto un altro nome per l'imbonitore. L'arte, Signore e Signori, con tutto ciò che le appartiene e che dovrà ancora aggiungervisi, è anche un problema, e, come si vede, un problema che può cambiare forma, dalla vita lunga e ostinata, eterno, si vorrebbe dire. Un problema che consente ad un mortale, Camille, e a chi solo la morte ci dà la possibilità di capire, Danton, di mettere in fila una parola dopo l'altra. È facile parlare d'arte!: Ma c'è sempre qualcuno, quando si parla dell'arte, che assiste e... non ascolta bene. Più precisamente: qualcuno che sente e apre le orecchie e guarda... e poi non sa di cosa si stesse parlando. Che però ode colui che parla, lo "vede parlare", ha percepito lingua e figura, e al tempo stesso anche - chi potrebbe dubitarne, nella sfera di questa poesia? - e al tempo stesso anche respiro, cioè direzione e destino. 52

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==