Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

traverso questa poesia, della concretezza letterale del sangue e delle ceneri del campo di sterminio, e in questomodo viene quindi resa ricettiva, nella propria ferita, non della resurrezione e della trascendenza storica, ma di ciò che di specifico c'è nella storia - della concreta realtà storica del massacro e dell'annientamento razziale-, che quindi rimane incancellabile e non trascendentale. In questo modo, ciò che fa Celan è di forzare la lingua delle metafore cristiane fino a testimoniare effettivamente l'Olocausto, e fino ad esserne a sua volta testimoniata. Nel suo insieme, la poesia non parla solamente di violenza, ma anche della relazione fra la violenza e la lingua: del passaggio della lingua attraverso la violenza, e del passaggio della violenza attraverso la lingua. Nella poesia, la violenza è messa in esecuzione dall'atto di parola del padrone tedesco; il comandante che dirige l'orchestra del campo intima di accompagnare con musica il gesto di chi scava la propria fossa, e di celebrare, in un'estatica «fuga» di morte, al contempo la ferita della terra e la propria distruzione e annientamento. Ma è già nel momento stesso in cui usa questa lingua che in effetti il comandante annienta gli Ebrei, destituendoli da soggetti, riducendo la loro individuale soggettività a una massa di oggetti indistinta, avvilita, inumana, di oggetti del suo capriccio, marionette per il suo piacere di distruzione, o strumenti musicali della propria passione sadica. 26 er pfeift seine Juden hervor la.Et schaufeln ein [Grab in der Erde er befiehlt uns spielt auf nun zum Tanz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Er ruft stecht tiefer ins Erdreich ihr einen ihr an­ [dern singet und spielt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . stecht tiefer die Spaten ihr einen ihr andern spielt [weiter zum Tanz auf

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==