ria leggendola nella lunghezza di un milione d'anni come un antropologo, e giudica con lo stesso sguardo illuminista del «candido» Billy Pilgrim, garantendosi, nella finzione dell'After-life eterna, una posizione illimitata di osservazione. Il gioco che permette di distribuire sguardi e valutazioni è analogo a quello di Slaughterhouse-Five: vi sono anche qui uno spazio-tempo della vita civile e uno della guerra (la supposta terza guerra mondiale che precede l'estinzione della specie) e una terza dimensione extra-terrestre, in cui l'After-life ha sostituito Tralfamadore. La differenza sta solo nella tendenziale indistinguibilità dei primi due cronotopi che si sovrappongono, e nello svuotamento del terzo, non pianeta più avanzato della terra ma luogo di attesa e osservazione: un giro di vite ha limato i margini delle distribuzioni narrative, parallelamente al gioco iperbolico della riflessione spinta ai suoi estremi limiti. In mezzo è intercorso un acuirsi del dibattito del narratore con la storia, un estendersi della polemica parallelo al mutato clima storiografico e ai mutati rapporti tra storiografia e letteratura, che vedono svilupparsi in Ainerica e nella New York di Vonnegut nuove forme grazie alla critica dall'interno dello storico Hayden White, docente alla Columbia University. Il divario tra storia e letteratura, inteso come differenza tra sapere scientifico e fiction, era culminato negli anni 1940/50 con·la pretesa («moderna») della identificabilità di precise leggi sulle quali fondare la storia, dalle Annales e da F. Braudel a Carl G. Hempel (The Function of General Laws in History, 1942). Ma W. Dray e G.H. Von Wright avevano decostruito, insieme alla pretesa nomologica del covering-law model di Hempel, il volto scientifico e oggettivo della storia, e agli inizi degli anni Sessanta si era andata delineando una prospettiva sempre più «narratologica». Con ArthurDanto (Analytical Philosophy of History, 1965) il cronista ideale oggettivo si era rivela180
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