Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

tradizione americana unitamente al black-humor, con un innesto di fantascienza) viene in parte riproposta anche in queste pagine non romanzesche dove la science fiction è sostituita da una più o meno profonda riflessività filosoficomorale che caratterizza quasi tutti i pezzi. Sebbene il volume sia dedicato al padre, il polo affettivo di Fates Worse Than Death è costituito dal compagno d'armi e di prigionia Bernard V. O'Hare, morto nel 1990, che già occupava un ruolo importante in Slaughterhouse 5. Il volume infatti si conclude con queste parole: «È di nuovo il momento di dire" Auf Wiedersehen". La persona che ho soprattutto in mente quando lo dico è ovviamente (sebbene io sappia che la vita è un breve intervallo tra nero e nero) Bernard O'Hare» (p. 201). Se in alcune opere precedenti e in particolare in Slaughterhouse 5 Vonnegut aveva cercato di fare i conti con il trauma bellico da un punto di vista universale, in quest'ultimo volume, dove le vecchie tematiche rimangono pur sempre presenti, egli tenta anche di sfuggire allo sconvolgente isolamento di chi si trova ad affrontare l'evento luttuoso, un destino, questo, peggiore della morte.] NOTA 1 Tony Tanner, City of Words: American Fiction 1950-1970, New York, Harper & Row, 1971, p. 194. 165

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