Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

o parenti schifosamente orgogliosi di criminali di guerra, di SS, di Gestapo, ecc. Qualsiasi fine abbiano fatto bisogna dire che furono fin troppo fortunati. Forse la maggior parte dei tedeschi uccisi a Dresda, a esclusione dei neonati e dei bambini, ebbero una sorte non diversa da quella che in ogni caso li aspettava. Domandai a Heinrich Bè:>ll, un altro grande scrittore tedesco, quale fosse per lui il difetto più pericoloso nel carattere di tanti tedeschi; mi rispose: "l'obbedienza". Ma devo dire che non mi sentivo né fiero né soddisfatto quando trasportavo cadaveri dalle cantine alle grandi pire funerarie mentre i loro amici e i loro parenti stavano a guardare. Forse pensavano che mi meritavo di fare quel macabro lavoro sotto i fucili puntati, poiché stavo dalla parte di quelli che lo avevano reso necessario. Ma chissà cosa pensavano? Le loro menti potevano anche essere vuote. La mia lo era. È un tempo così maledettamente lontano. Quarantacinque anni. Il bombardamento di Dresda, che non ebbe significato militare, fu un'opera d'arte. Era una torre di fumo e di fiamme che commemorava la rabbia e il dolore di quanti ebbero la vita rovinata dall'incredibile avidità, vanità e crudeltà della Germania. Gli inglesi e gli americani che costruirono la torre erano stati allevati, come me - anche in reazione alla prima guerra mondiale - per diventare pacifisti. Altre due torri di questo tipo sarebbero state costruite in Giappone dai soli americani. Quando furono costruite ed esplosero, lasciando solo ceneri, io mi trovavo a Indianapolis in licenza. E sebbene avessi visto dal vivo gli effetti di una tale conflagrazione totale, io stesso giudicai quelle due torri gemelle come opere d'arte. Bellissime! Ero diventato pazzo fino a questo punto. Eravamo diventati tutti pazzi. Siamo ancora pazzi. Attaccare una popolazione civile 159

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