co. Ma questa è una cifra molto approssimativa. Non si saprà mai quanti cadaveri ci fossero né che tipo di anime li abitassero. Ho sentito citare tutte le cifre che vanno da 35.000 a 200.000. Le stime più alte e più basse sono legate a motivazioni politiche: minimizzare o amplificare la ferocia del raid. La cifra che mi pare più giusta, che è anche quella ripetuta più spesso da gente estranea alla polemica, è di 135.000, più di quanti furono uccisi a Hiroshima. Ma a quell'epoca la popolazione di Dresda era un mistero poiché un grandissimo numero di profughi dal fronte russo prossimo al crollo e da altre città bombardate arrivavano ogni giorno. Dopo il raid, i cadaveri, la maggior parte dei quali si trovava in semplici cantine, erano così numerosi e rappresentavano un tale rischio per la salute che furono cremati su enormi pire funerarie o con dei lanciafiamme le cui imboccature venivano infilate dentro le cantine senza che i corpi fossero contati o identificati. Oggi molti amici e parenti dei profughi appena arrivati a Dresda possono dire di loro che in qualche modo sparirono verso la fine della seconda guerra mondiale. La città era piena di manovali polacchi ridotti in schiavitù. Oggi probabilmente amici e parenti dicono di loro che furono portati da qualche parte in Germania e che mai tornarono a casa. Sulla popolazione di Dresda si può dire con certezza solo questo: c'erano pochi maschi più o meno abili di età compresa tra i sedici e i cinquant'anni. Gli altri esemplari di questo genere stavano tutti combattendo o arrendendosi o morendo o disertando altrove. Il grande scrittore tedesco Giinther Grass, che durante la seconda guerra mondiale era un ragazzo, una volta mi chiese in che anno fossi nato. Gli risposi che ero del 1922. Mi disse che in Germania, in Austria e in Unione Sovietica di maschi vivi della mia età non ce n'erano più. Esagerava solo di poco. Tra i morti non identificati e neppure contati delle cantine di Dresda c'erano sicuramente criminali di guerra 158
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