Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

crologio lo definiva «uno dei più ammirati e vivaci avvocati della contea di Northampton» e un altro lo chiamava «esuberante».) Un mese prima della sua morte parlai del bombardamento incendiario al Museo nazionale aerospaziale di Washington. La mia conferenza faceva parte di una serie intitolata «L'eredità del bombardamento strategico», e incominciava così: «È inconsueto cominciare un discorso con una presa di distanze. La prima regola di un discorso in pubblico è "Mai fornire giustificazioni". Nel mio caso, tuttavia, dal momento che mi è stato chiesto di parlare del bombardamento di una città tedesca, e il mio nome è ovviamente di origine tedesca, mi pare prudente dire che ero e rimango contrario agli entusiasmi per la macchina da guerra nazista, così come lo era il mio generale in capo, un altro americano di origine tedesca, Dwight David Eisenhower. I suoi e i miei antenati tedeschi divennero americani alcune decine di anni prima che la statua della Libertà fosse eretta nel porto di New York. Ero un ricognitore di battaglione, un soldato scelto, che fu catturato al confine tedesco nel dicembre 1944 durante la battaglia delle Ardenne. Così mi capitò di lavorare come manovale sorvegliato a Dresda quando la città fu bombardata il 13 febbraio 1945. I tedeschi erano ormai decisamente in ritirata su tutti i fronti, si arrendevano in numero sempre maggiore e ormai avevano pochi aerei; tutte le città della Germania, a esclusione di Dresda, erano state bombardate ripetutamente. Ben presto, il 7 maggio, la guerra sarebbe finita. In maggio, quando fui liberato, mi trovavo in territorio russo. Passai un po' di tempo con i sopravvissuti ai campi di concentramento e ascoltai i loro racconti prima di ritornare alle linee americane. In seguito sono stato a Auschwitz e a Birkenau e ho visto le collezioni di capelli umani e di scarpe e giocattoli di bambini. Sono a co154

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