Ancora qualcosa su Indianapolis, non sull'incrociatore, ma sulla città: fui fortunato a nascervi. (Charles Manson non fu fortunato a nascervi. Come molte persone egli non fu fortunato a nascere.) Questa città mi ha dato un'istruzione pubblica a livello elementare e secondario più ricca e più umana di quella che ho ricevuto dalle cinque università che ho frequentato (Cornell, Butler, Carnagie Tech, Tennessee e Chicago). Aveva un ampio sistema di biblioteche pubbliche i cui addetti sembravano alla mia giovanemente degli angeli dell'«imparare giocando». C'erano dappertutto cinema poco costosi e ritrovi di musica jazz. C'era una buona orchestra sinfonica e presi lezioni da Ernst Michaelis, il primo clarinetto. (Alcuni anni fa mi ritrovai dopo un party insieme a Benny Goodman nella macchina di qualcuno. Potei dirgli senza mentire: «Signor Goodman, anch'io suonavo un po' il "licoricestick" [bastoncino di liquerizia]».) A quell'epoca a Indianapolis soltanto i ragazzi ricchi e scemi venivano mandati alle scuole private di preparazione al college. (Ne conoscevo alcuni che dopo aver ottenuto il diploma da Andover, Exeter, St. Paul o da non so dove, erano ancora ricchi e scemi.) Per questo, quando scelsi l'est come luogo di residenza permanente, fui stupito e infastidito nell'incontrare tante persone convinte che fosse normale che spettasse loro decidere il livello morale e intellettuale del nostro paese dal momento che avevano frequentato quelle scuole private. (Fu una mia personale sfortuna che tanti di costoro fossero diventati critici letterari. Sto per essere giudicato dalla Deerfield Academy. La Deerfield Academy? Per carità!) Ma torniamo a Bernard V. O'Hare: uno dei tanti necrologi elogiativi che gli fu dedicato sui giornali della contea di Northampton in Pennsylvania diceva (piuttosto avanti nel testo), «Insieme allo scrittore Kurt Vonnegut, con cui aveva fatto il campo di addestramento, fu imprigionato a Dresda all'epoca del bombardamento». (Un ne153
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