Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

infamia e mandala), POSTILLA all'IPERSONETTO, ha ancora una dedica a Fortini. Un filo unico, e resistentissimo, lega il libro del 1968 ai sedici sonetti, nel senso dell'esortazione che chiudeva la raccolta su possibili sviluppi futuri: «Va' nella chiara libertà,/ libera il sereno la pastura/ dei colli goduta a misura/ d'una figurabile natura// rileva "i raccordi e le rime/ dell'abbietto con il sublime"// e la madre-norma». La «beltà», assente nella ricerca contraddittoria di allora (che in questo senso, come inadempimento del desiderio, si riaggancia alla fondamentale tonalità elegiaca della poesia di Zanzotto), compare tra le forme di una resuscitata istituzione letteraria: ne è la forma stessa. La poesia finalmente vince la realtà, quando ancora nella Beltà ne era straniante mimesi; e la vince «volutamente sbagliando». Marco Manotta 142

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==