Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

gran man che ama -/ meridiane linee in me dirama/ yin e yang frangendo ogni diaframma» (Galateo, p. 66). Abbattuto ogni «diaframma», quindi ogni parete divisoria, la realtà può presentarsi senza soluzione di continuità risolta in un'unica formula: il sonetto, che in questo caso rinuncia all'uscita diversificata delle parole in rima, risoluzione di ogni opposizione all'interno del segno. Ecco ora le due quartine, tutte segnate da un evidente dantismo, del (Sonetto di sterpi e limiti): «Sguiscio gentil che fra mezzo erbe serpi,/ difficil guizzo che un enigma orienta,/ che nullo enigma orienta, e pur spaventa/ il cor che in serpi vede mutar sterpi;// nausea, che da una debil quiete scerpi/ me nel vacuo onde ogni erba qui s'imprenta,/ però che in vie e vie di serpi annienta/ luce ed arbusti, in sfrigolio di sterpi» (Galateo, p. 67). E vediamo ora, a diretto raffronto, una lontana pagina in prosa del poeta: «Le serpi, dicono, si sono scavate nell'orto le loro buche e i loro cunicoli, hanno avvelenato le radici e le scorze degli alberi, forse hanno anche mutato la stessa costituzione del terreno, cosicché da quel recinto sono rimasti esclusi non solo gli uomini, ma anche ogni specie di animali»49 • L'orto recintato del racconto, a distanza di anni, si è trasformato nella forma chiusa del sonetto, anche essa piantata su un terreno malfido, pieno di insidie per il piede incauto che osi attraversarlo. Il pericolo è forse quello dell'annullamento nel puro gioco della forma? Ma è la forma che resiste (sussiste) pur essendo librata sul nulla. «Quante rose a nascondere un abisso», diceva Saba. Ma sono le «rose» ad impedire di precipitare nell'«abisso» dell'oblio di se stessi, o della pura fattualità. Pur non mascherando le necessità del confronto con il nulla. La forma aurea del sonetto trattiene nella memoria di una tradizione in cui riconoscersi: scongiura la tentazione rimbaudiana al silenzio. Il (Sonetto del che fare e che pensare) fa aggio scopertamente sull'ipogramma petrarchesco del sonetto Che fai? 138

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