Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

za debole" da Tao Te Ching, e poi ogni rilancio e saltellio»35. Il fatto che la natura scriva la propria storia, con caratteri appropriati, obbedendo al processo di significazione universale, significa che essa ha storia, che «è» storia: ciò «la sottrae allo stato di disponibilità permanente in cui la mette una conoscenza che l'ha "abbassata a macchina uniforme, senza passato e futuro"; e la rende pari a un soggetto che anch'esso non solo ha ma è la propria storia, e che pone la propria domanda nel bisogno di volta in volta attuale di una risposta che viene dall'altra storia come "espressione" della propria»36 • Queste considerazioni crediamo che contribuiscano ad illustrare l'opzione complessiva nel rapporto soggettonatura che il Galateo in bosco avvalla (si tratta della scelta di fondo, continuamente rimessa in discussione dalle altre tendenze con cui convive). A fronte di un ingenuo animismo o di un frigido meccanicismo, possiamo allora comprendere la seguente riflessione di uno scienziatoepistemologo come Prigogine: «Il sapere scientifico sbarazzatodalle fantasticherie di una rivelazione ispirata, soprannaturale, può oggi scoprirsi essere ascolto poetico dellanatura e contemporaneamente processo naturale nella natura, processo aperto di produzione e di invenzione, in un mondo aperto, produttivo e inventivo»37. La menzogna della forma Il comune sedimento formale autorizza il passo dalla scrittura della natura alla scrittura della poesia. Il poeta contemporaneo che abbia operato la svolta epistemologica che porta dal simbolo al segno, compensa la perdita della vecchia ontologia con la coscienza seppur precaria del reticolo di solidarietà con cui è intessuto il reale: la semiologia conforta la sua solitudine disvelandogli un intero mondo di segni. Anche là dove pare esistere solo ma128

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