Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

mamente luminose, come in un campo da baseball illuminato di notte, poi, improvvisamente i colori sono diventati molto opachi come se osservassi il mondo attraverso una coltre di nebbia. Sembrava come se stessi guardando le cose da un tunnel, o da un binocolo rovesciato. Udivo i lamenti dei miei amici morenti, ma il suono era prolungato, come se venisse da lontano. Le cose non sembravano vere, mi sembrava di essere in un sogno, o di guardare la situazione dall'esterno, come un osservatore. Mi sentivo distaccato dal corpo, come se potessi guardarmi, e vedere le mie reazioni. Il mio corpo si sentiva molto più grande del normale, gigantesco, e pensavo che sarei stato colpito da una pallottola. Mi sentivo come «in stato di shock». Cominciai a sparare e a gettare granate, mi sentivo come se volessi morire, per stare con i miei amici. Poi si mise a piovere. Gli elicotteri non riuscivano a raggiungerci. Siamo rimasti con i corpi tre giorni, in modo che i topi non potessero avvicinarsi. I corpi cominciavano a fare cattivo odore. Ho avuto un «crollo nervoso». Sentivo che non avrei potuto più andare avanti, e che sarei stato messo in un ospedale psichiatrico. Avevo preso la testa di un Viet Corig e uno psichiatra mi aveva offerto in cambio 100 dollari2. Ho spedito la testa a casa e ho disertato. Mi hanno mandato di nuovo a combattere, e dopo questo mi sentivo come se niente fosse vero. G. guardava fuori dalla finestra del mio ufficio a New Haven. Ha detto: «Sembra una città in miniatura. Mi hanno rotto. Mi sono rotto». La prima volta che G. ha rivisto i suoi amici morti era il 1974. Faceva uso di penciclidina («phencyclidine»), e improvvisamente li ha visti. Li pensava spesso, li vedeva nella mente. Aveva costruito la propria casa vicino ad una montagna. Era il crepusco12

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