Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

l'interno della sfera dove si trova il poeta. Ma non avevamo detto tutto, poiché la «nicchia intangibile» galleggiava in realtà sopra un poco rassicurante sostrato: «sotto le mense/ muto splendido cane è la morte»16 (abolizione delle distinzioni, quindi l'informale). E in (Dolcezza. Carezza) riconosciamo: il caos della realtà oltre il «vetro»; in mezzo la scrittura poetica che convoglia significati entro possibili rassicuranti forme; e al di sotto la pagina bianca, il significante assoluto e indistinto, altra potenziale minaccia che si aggiunge a quella della contraddittoria realtà. Il soggetto poetico, che si identifica con la scrittura, sembra alla ricerca di un punto d'equilibrio meno precario, in una delle due direzioni che abbiamo individuato, ora che la separazione si rivela forse fittizia. Il «gnessul6go» «All'entrata nel Bosco Gnessul6go mostra una panoramica del luogo, che si presenta strutturalmente prodigo di antinomie intrinseche e/o passibile di letture divergenti da parte del soggetto: spazio del contraddittorio dove addirittura "bosco e non-bosco" si bilanciano. Il Bosco, pur attraversato da "stradine", non è mai stabilmente orientato e determinabile, provocando nell'io [...] la sensazione non solo di trovarsi in "nessun luogo", ma di esistere anch'egli come "gnessul6go", sfuocato e di continuo mutevole in una corrispondenza e sovrapposizione di sé e del Bosco»17 • Così scrive Mara Paltrinieri. Riprendiamo allora alcuni versi di questa poesia: «(è così che bosco e non-bosco in quieta pazzia tu coltivi)// Ed è così che ti senti nessunluogo, gnessul6go (avverbio)/ mentre senza sottintesi/ di niente in niente distilla se stesso (diverbio)/ e invano perché gnessul6go/ mai a gnessul6go è equivalente e/ perché qui propriamente/ c'è solo invito-a-luogo c'è catenina/ di ricchezze e carenze qua e 117

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