Il piccolo Hans - anno XIX - n. 74 - estate 1992

sto libro che si addentra nei meandri dei comportamenti convenzionali, delle manifestazioni vitali ad ogni livello intessute in una trama di codici, non si «dà» immediatamente, ma anche attraverso la mediazione di una nota introduttiva di alta autorità, «sì che sulla scia di quel sentenziare perentorio, a dismisura moltiplicato e dilatato al modo di innumerevoli cerchi concentrici, si viene a costituire una specie di "conformismo"»7 • Nel «galateo» del Galateo in bosco è previsto che il libro di poesie debba essere recensito, analizzato dall'istituto convenzionale della critica letteraria, in una complicità tra autore e lettorecritico che si inserisce nel gioco di codici e regole della realtà. Si tratta, come dice Zanzotto, dell'«instaurazione di un qualche colloquio (...) in un tessuto che dunque è "civile"»8 • L'ingresso nel poema: l'esclusione L'ingresso nel poema avviene attraverso una lirica dai toni smorzati, permeata di uno stupore riflessivo e contemplativo: «"messa in moto" del libro, e apertura nel senso di nascita, quasi come massima esposizione e disponibilità percettiva dell'io, immerso nella datità molteplice di una incalzante realtà esterna»9 • Leggiamo allora i versi iniziali di (Dolcezza. Carezza): «Dolcezza. Carezza. Piccoli schiaffi in quiete./ Diteggiata fredda sul vetro./ Bandiere piccoli intensi venti/ vetri./ Bandiere, interessi giusti e palesi./ Esse accarezzano libere inquiete. Legate leggiere. Esse bandiere, come-mai/ Come-qui?/ Battaglie lontane./ Battaglie in album, nel medagliere./ Paesi. Antichissimi. Giovani scavi, scavare nel cielo, bandiere./ Cupole circo. Bandiere che saltano, saltano su./ Frusta alzata per me, frustano il celeste ed il blu» (Galateo, p. 13). Niente a che vedere con l'inizio «saltabeccante» e «oltraggioso» della Beltà. Ma con questo inizio in sordina Zanzotto ci dice già moltissimo di sé e della sua poesia. È difficile ri114

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