Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

te, quella sociale, è avvenuta nel suo mondo come nel nostro, e grosso modo nelle stesse date: il suo mondo, come il nostro, ne rappresenta ·solo quell'ipotesi di futuro che sempre s'accompagna alle false creazioni. Eccolo dunque I il futuro, il futuro di questo falso futuro after death: tocca ai lettori, da qualsiasi futuro si riaffaccino su queste pagi-1 ne, estrarlo via dal proprio presente e offrirlo, come unidt possibile adesione, all'opera. Ma il percorso, se è possibile, è ancora più complicato: nel raccontare la storia di The Man in the High Castle si è fino ad ora taciuto ad arte un ulteriore livello, soltanto svelando completamente il quale si potrà giungere al limite estremo di questo discorso. Nelle pagine di questo inquietante romanzo, difatti, si assiste anche alla presenza continua, diciamo pure in filigrana, di altri due libri, costantemente consultati da tutti i personaggi: il primo, s'è detto, è il libro dei mutamenti, delle realtà alternate, vale a dire l' I King; il secondo è un romanzo di fantascienza, un altro ancora, dal titolo biblico The Grasshopper Lies Heavy, scritto da un tale Hawthorne Abendsen, autore che risiede nei Rocky Mountain States, in cui quest'ultimo immagina la vittoria degli Alleati sull'Asse. Durante la lettura di The Man in the High Castle, dunque, il lettore ha anche la possibilità di leggere di volta in volta brani da The Grasshopper Lies Heavy, incontrando l'ulteriore mondo possibile (chiamiamolo pure «mondo due») arredato dalla fantasia filoccidentale di questo immaginario scrittore americano (che si dichiara, ma in un guizzo germanico non casuale, già nel suo stesso nome: Abend, cioè «sera», che vale però poeticamente West, e sen che riconduce a Sein), di cui si dice che per sottrarsi agli attentati della S.D. (naturalmente irritata dalla storia del libro) viva in una specie di bunker irraggiungibile (è lui the man in the high castle). Ma attenzione: i piani sono tanti e le confusioni certo non aiutano; fra il «mondo zero», il nostro, ove effettivamente gli Alleati hanno vinto la guerra, e il «mondo due», 94

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