Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

sieme ad altri che sono assai prolissi» (Giele), l'incompiutezza e la clausola sintetica, la sistematicità e la banale giustapposizione, la regola sperimentale che va insieme al falso sillogismo, la contraddittorietà del dato che si vuole scientifico e il gusto di raccontare l'episodio, la ripetizione che va insieme alla fretta di passare ad altro argomento («Huius autem ratio determinabitur forte post», dovuto alla preoccupazione del magister di far entrare un altro argomento nel corso di cui era imminente il termine), la pedanteria insieme all'urgenza, il radicalismo filosofico insieme alla distensione del discorso divulgativo, l'esperienza "bassa" dell'avvertire di lontano uno che abbia bevuto e l'altezza delle concezioni della metafisica della luce. Più precisamente il carattere di viscosità che il pensiero stesso assume, come nello sforzo di essere una mimesi dell'argomento: il colore visto come un mescolamento continuo, sostanziale, da dipanare fisicamente, prima che intellettualmente. Oggi siamo abituati a trattare il colore come una qualità superficiale, decorativa o indifferente; è sempre più raro che nel nostro mondo un oggetto appaia esclusivamente col "suo" colore, e sempre più sono gli oggetti dal colore intercambiabile, "opzionale": automobili, succhi di frutta, abiti, cancelleria, telefoni, accessori - le immagini stesse: tutto è rigorosamente tibicizzato, come si direbbe con espressione da montaggio rvm. E questo avviene sempre più, man mano che la realtà è sempre meno costituita di oggetti e sempre più da merci. Al contrario, questo testo vede il colore come un'azione che avviene nella sostanza stessa in quanto tale; certo è la luce (prima fra le sostanze) a mettere in moto la macchina dei colori, ma già essa è distinta nelle sue tradizionali quattro funzioni (lux, lumen, radius, splendor), che ruotano una dentro l'altra, implicandosi e trascinandosi coi vari stili delle cause. La luce mette contemporaneamente in moto anche la macchina dell'intelligibilità: il pensiero nasce innestato nel fenomeno luminoso, porta già il suo colore, segue esso stesso le curve semantiche dei verbi usati per descrivere la produzione e la trasformazione dei colori - i frequentissimi verbi «inficio», «intendo», «contingo», «retineo», «remitto». In questa mutua-implicazione fortemente segnata da un ambito semantico abitato in comune, il pensiero assume anch'esso le forme di un "mescolarsi" e di un "versarsi", e imita "da dentro" le forme vive che caratterizzano l'oggetto, il bicchiere di vino semivuoto o pieno, il frammento di vetrata gotica, il 9

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