Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

razze su cui si basa l'ordine nipponico, solo eludendo la quale si può effettivamente accusare Dick di miopia nei confronti della società giapponese), la miseria (che è un po' l'emblema caratterizzante i Rocky Mountain States, costretti ad una neutralità autarchica che possa farne il neutro contiguo fra i due colossi che si sono divisi il mondo), la guerra (radicale e finale, in prospettiva) e infine la malattia. Ed è giusto la malattia, intesa come principio entropico dell'esistenza, la vera e propria presenza costante del libro, serpeggiante in ciascuna delle strutturazioni sociali proposte: nel Reich come principio propellente (Adolf Hitler, affetto, si diceva, da follia luetica, è, in The Man in the High Castle, antonomasticamente the Sick One; «that awful man», per dirlo con i pensieri diJuliana Frink, «struck down by an internal filth, the historic plague for man's wickedness»6) e come meta ultima, quella nella quale il parossismo superomistico nazista cerca di condurre, pur di emulare la natura che tende all'inanimato e tentare dunque il paradossale aggancio con il divino, l'intero universo7 ; nella società nipponica come mito ultimo d'ordine a fronte del disordine cui l'intero mondo, sotto la furia del Reich, va piegandosi (esemplare da questo punto di vista è il malore che coglie il signor Tagomi durante il raccapricciante elenco dei possibili successori a Bormann, che sfocia in un'autentica malattia allorquando questi sarà costretto ·a uccidere due agenti della S.D., fino ad arrestargli il cuore nel rifiuto della disumanità cui, come tutti, s'è dovuto piegare); nell'ultimo erede delle vecchie democrazie occidentali, gli Stati delle Montagne Rocciose, addirittura come stato esistenziale de-evoluto (quello, per intenderci, dei white barbarian Neanderthal yanks). D'altra parte però, e torniamo al discorso dell'alternarsi dei mondi, della compresenza nei mondi (zero, uno, enne) di Dio e della sua scimmia, tale presunto rovesciamento dell'ideologia kennedyana non è altro che la decantazione, diciamo pure allegorica, dello stato reale di cose della 82

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