Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

parire il senso narrativo più profondo. I personaggi, come s'è detto, si piegano allora a testimoniare, attraverso l'affastellarsi dei propri presenti, ciò che il passato ha fatto di questo mondo lontano dal nostro, che è il nostro. Essi sono martiri dell'ingranaggio narrativo, costretti a bruciare la propria esistenza di pupi nel bilico fra il passato che li ha modificati e il presente che li coglie incongrui: il futuro, l'unico cupo futuro cui s'accenna con la lotta alla successione a Bormann, è bandito tendenziosamente da queste pagi�e. È un caso non solo strano ma aberrante nella storia della letteratura fantascientifica. Si tratta di un'operazione che dalla ricostruzione del passato s'impegna di poi piuttosto in un continuo alternarsi dei presenti; come nel gioco delle tre carte, ognuna delle tre potrebbe essere quella giusta, ma al tocco della mano che la riporta sul recto, quella giusta non esce mai. Oppure esce sempre: sempre l'unica sostanza collettivamente traumatica, quella di quel complesso di colpa per una guerra orribile da cui nessuno, fra vincitori e vinti, è mai riuscito a trarsi fuori. Apparentemente, dunque, il gioco ricostruttivo, vale a dire l'arredamento del mondo possibile cui s'assiste in The Man in the High Castle parrebbe sortire, dato il capovolgimento degli elementi che determinano la grande storia del libro, da un effettivo e sistematico rovesciamento dei valori e dei dati «incontrovertibili» del «mondo zero»; quasi che il «mondo uno» sia stato allestito da Philip K. Dick in una generale inversione di segno, atta a leggere meno . i più e più i meno del reale circostanziato in cui l'autore, nell'atto di scrivere, era immerso. Il discorso diviene ancora più chiaro se si raffrontano i decantati obiettivi della new fronteer kennedyana con il sociale tratteggiato nel libro, quasi in queste pagine fossero incarnati ad arte nel loro parossismo quei «comuni nemici dell'uomo» contro cui insorgeva l'ideale richiamo del presidente Kennedy: la tirannide (sostanziata nello spettro del dominio mondiale del Reich; ma presente anche nella rigida distinzione in 81

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