Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

antisemiti convinti e fautori della pax nazista, cui essere grati se non altro per aver arrestato the Slavic world inundation), così come i personaggi più dichiaratamente positivi, perché autentici nella consapevolezza dell'inautentico che li travaglia, appaiono il tedesco Wegener e l'uomo d'affari giapponese Tagomi. Ma attenzione: l'apparizione in controluce del «mondo zero» in questo «mondo uno», apparizione puntualmente ribadita dall' I King, il libro dei cambiamenti costantemente consultato dai personaggi di The Man in the High Castle, nasconde invece l'essere in filigrana del «mondo uno» nel «mondo zero». I mondi si alternano, oscillano l'uno nell'altro, come a volerne creare uno solo, ancora più nascosto, sotteso come un trauma originario. Giacché il mondo alternato è naturalmente un mondo possibile, un mondo possibile ampio, da arredare interamente, come il futuro sostanziale di tutta la science fiction; se non che qui, in questo mondo alternato, la tagliola del se, quella che divide il «mondo zero» dal «mondo uno», non scatta nel futuro («se si verificassero queste circostanze, il mondo sarebbe così e così») ma nel passato («se si fossero verificate tali circostanze...»). Se talvolta nel futuro della migliore science fiction il lettore intravede un'allegoria del presente, vale a dire un sistema metaforico organizzato al punto da imporre uno scarto del pensiero, nel presente di un mondo così alternato, il salto del pensiero si mostra meno vertiginoso, sicché la distanza figurale appare di gran lunga assottigliata. Se il «qui e ora» dello storico, che serpeggia nel luogo della voce che sostanzia una narrazione fantascientifica, viene assunto in tali narrazioni solo per grandi e liquidatori affreschi («vi è stata una guerra nucleare», «l'uomo è divenuto padrone dello spazio», «è avvenuta l'invasione degli alieni» ecc.), così da arredare velocemente il mondo possibile tanto da farvi legittimamente muovere al suo interno i rifiniti pupazzi del1'azione; nell'allestimento di un mondo alternato questo «qui e ora» diviene fondante, imperativo, al punto da ap80

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