Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

sente (che avrebbe potuto essere quello che per noi è stato; e, dunque, a tale infinita nostalgia del «mondo zero», cui prima o poi tutti si piegano i personaggi di questo «mondo uno»), gli Americani sconfitti reagiscono piegandosi all'inautentico (sorgono piccole industrie che contraffanno oggetti, venduti poi come storici) oppure, ed è il grande guizzo dell'arte (sempre in bilico fra Dio e la sua scimmia), scaraventando l'autentico, quello del «mondo zero», nelle pieghe pastose ma evidentemente non impermeabili di questo mondo alternativo (sicché non a caso lo si è sempre definito "mondo alternato", giacché in esso troppo spesso s'incunea il nostro). L'autentico sta tutto nei pezzi di gioielleria che Frank Frink e il suo socio Ed McCarty decidono di forgiare, con metalli poveri, ex novo, senza imitare nulla, ma vantando piuttosto l'impegnativa dizione di «arte americana contemporanea»; e si tratta di oggetti autentici non tanto, o non solo, perché dichiaratamente non contraffatti, ma soprattutto perché nella forma, nei colori, nella forgia, questi gioielli non sono altri che quelli tanto di moda nei primi anni '60 sì, ma nel mondo reale, in quello nel quale Philip K. Dick, per sbarcare il lunario, faceva il rappresentante, guarda un po', di gioielli. Non è dunque un caso, allora, che Paul Kasoura, il giovane giapponese intellettuale e sofisticato, sarà il primo, anche a cospetto del recalcitrante antiquario Robert Childan, a sentire che quegli oggetti, così strani, così inusitati, posseggono il wu, vale a dire quella tranquillità che non è dell'arte ma delle holy things, delle cose rese sacre dall'autentico. A questo gioco intrusivo del mondo reale nel «mondo uno» non possono pertanto sottrarsi gli stessi personaggi, le cui complessioni sono così inficiate dal rimbalzo fra il vero e il verosimile da non consentire la pacificante partizione in «nemici» e «nostri»; al punto che i maggiori depositari delle sanguinarie ideologie naziste saranno gli Americani (lo stesso Childan e l'industriale Wyndam-Matson, 79

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