Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

rio di lavoro, Torino, Einaudi, 1976, pp. 57-59) a riprova dell'accecamento ideologico che certi assiomi provocavano, anzi provocano, anche negli intellettuali (cfr. Arendt H., Il poeta Bertolt Brecht, «aut aut», n. 239-40). 9 Bakunin se la prende risolutamente con tale concetto anche engelsiano e almeno implicitamente marxiano in Stato e Anarchia. Si può dire che tale priorità del progresso del genere rispetto all'eguaglianza sia stata rifiutata sulle orme di Bakunin da un terzomondismo che pure a Marx ha preferito riferirsi. 1 0 «Die kiinftige sozialistische Gesellschaft, dies eigenste und letzte Produkt des Kapitalismus», Nachwort zu «Soziales aus Russland», 1894, in MEW, XXIII, p. 428. 11 Una citazione del tutto casuale per tale passaggio me l'offre un testo capitatomi sotto gli occhi nel corso di tutt'altra ricerca in una vecchia rivista, «Il Saggiatore», agosto-ottobre 1933: «per una rivoluzione le leggi e le dichiarazioni sono motivi da sviluppare e non dommi da venerare. Questo è ancora più vero per noi fascisti che abbiamo un solo domma: Mussolini» (Riccardo Del Giudice). 12 Cfr. Sorel, op. cit., pp. 84, 135. Sorel (e Marx) non prende in considerazione l'effetto dell'eliminazione della proprietà privata e quindi della vita privata. Ma Marx sottolinea l'importanza sociale del capitalista in quanto tale nel rapporto salariale. Il capitalismo non è in Marx semplicemente capitale, ma concorrenza di capitali; più il capitalista fisicamente inteso. Cioè il capitale non è denaro o cifra astratta, ma alla Smith «comando sul lavoro». Cfr. la tarda nota marxiana su Adolph Wagner. 13 Il termine «osare» (wagen) fu utilizzato anche da Marx nel 1870, riferito alla presa di potere operaia, per La guerra civile in Francia (MEW, XVII, 1962, p. 343). 14 Le due espressioni contrarie e convergenti forse più rilevanti di tale spirito del te_ mpo sono la stupidità alla Bouvard e Pécuchet degli eroi del Che fare? di Cernysewskij e il kitsch pre-liberty del Zarathustra, da cui possono farsi derivare da una parte l' oeuvre e dall'altra l' action weiliane nei loro aspetti deteriori e di massa. 1 5 «Jaurès ha molto meravigliato i ginevrini, rivelando loro che l'eroe di Nietzsche, il superuomo, non è altro che il proletariato», Bourdeau J., ripreso da Sorel, op. cit., p. 309. Cfr. Del Noce A., Il problema della definizione storica del fascismo, «Storia e politica», gennaio 1976, pp. 153-56. 16 Ma il «movimento» è di per sé legato a quella «durata» concreta e non astratta che «non deve oltrepassare certi limiti» («i più piccoli... come generazione precedente e come generazione futura, ciò che non è dir poco, perché le generazioni si conteranno per ognuno non trenta anni prima e trenta anni dopo di oggi, ma organicamente, in senso storico»). Gramsci A., Quaderni, Torino, Einaudi, 1975, pp. 1754-5, in Caprioglio S., Gramsci e l'URSS: tre note nei Quaderni del carcere, «Belfagor», anno XLVI, fase. I, gennaio 1991. Cfr. de Giovanni B., Dopo il comunismo, Napoli, Cronopio, 1990, p. 136. 17 Der Bolschewismus als moralisches Problem, «Szabad Gondolat», dicembre 1918, sarebbe anche da tener presente, ma non ne è chiaro il si69

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