Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

oblio, ma solo hegelianamente «aufgehoben». Ma cosa è il comunismo che ha fallito (non il Dio, che sottolineava un valore ideale troppo alto e astratto - qui si tratta di un fallimento immanente, di incapacità di esistere, non di essere perfetti)? Esso è piuttosto il marxismo-leninismo che il marxismo stesso; soprattutto piuttosto che il marxismo «scientifico». Ma è legittima questa distinzione? Anzitutto è legittimo negare che il leninismo abbia mai rappresentato l'ortodossia marxista, ortodossia caso mai usurpata per via del successo e degli interessi ad esso connessi, anzitutto perché è sempre ridicolo parlare di ortodossia, e poi perché è difficile parlare di ortodossia quando Marx stesso ha posto in luce l'ambiguità della propria posizione. In una lettera da Londra del 7 dicembre 1867 Marx propone ad Engels una recensione del Capitale appena pubblicato, e secondo la caratteristica dei suoi rapporti con l'amico ne traccia naturalmente anticipatamente le linee (che questo rispetterà fedelmente in un articolo non firmato del 27 dicembre). La recensione doveva uscire e uscì sul «Beobachter», un quotidiano svevo di Stoccarda, di tendenze liberali, alla cui redazione doveva quindi riuscire gradito. Ecco il brano della lettera che si riferisce a tale affare: Circa il giornaletto svevo, sarebbe un colpo divertente quello di gabbare il Mayer svevo, l'amico di Vogt. La cosa sarebbe da mettere in atto semplicemente così. D'abord cominciando con ciò, che qualunque cosa si possa pensare delle tendenze del libro, esso tuttavia farà onore «allo spirito tedesco», e che anche per questo è stato scritto da un prussiano in esilio e non in Prussia. La Prussia ha cessato da lungo tempo d'essere il paese in cui o era possibile o si attuava qualsiasi iniziativa scientifica, specie nel campo politico, storico e sociale. Essa rappresenta adesso lo spirito russo, non quello tedesco. Per quanto poi concerne il libro stesso, si 43

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