Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

nas6 . È un dire che apparentemente non dice, non parla. Un dire che precede ogni enunciazione poiché l'approccio all'altro è già testimonianza. Da questo punto di vista la «gloria dell'Infinito» di cui parla Lévinas non produce alcuna rappresentazione, né richiede un interlocutore all'interno di un dialogo: non ci può essere che testimonianza dell'Infinito7 • D'altra parte, in questa prospettiva, l'Infinito e la trascendenza si colorano di ambiguità, dando luogo ad un enigma. L'Infinito infatti trova la sua gloria proprio nella soggettività, nell'avventura umana dell'approccio all'altro da sé, nella sostituzione all'altro. È una soggettività propria di un soggetto che sopporta tutto, che si fa carico di tutto, che soffre per tutti, senza averlo deciso. Questo tipo di obbedienza infatti è un richiamo assoluto, che viene prima di ogni ingiunzione di comando8 . L'Infinito insomma non può essere tematizzato, e non si colloca di fronte al testimone, ma fugge ogni obiettivazione, e trova invece la sua realizzazione autentica nel profetismo, nella singolare obbedienza che Isaia promette prima di qualunque richiesta, dando ascolto ali'altro che vive dentro se stesso, al pneuma dell'anima9 • La teoria della testimonianza elaborata da Lévinas, come si vede, cerca di rispondere allo stesso tipo di problemi illustrato da Vattimo, e cioè alla crisi del soggetto e della testimonianza stessa. La via d'uscita alla crisi della nozione di testimonianza che egli propone si differenzia da quella indicata da Vattimo perché è ancora in grado di ancorarsi alla «soggettività», sia pure un tipo veramente particolare di soggettività, che vive nella completa estradizione di sé nell'altro da sé. Non va dimenticato a questo proposito che Vattimo indicava invece una direzione che dalla negazione della soggettività individuale risaliva all'affermazione di categorie generali come quella di «classe»; richiamandosi alle posizioni espresse da Marx nelle tesi su Feuerbach, e all'idea di prassi rivoluzionaria; concludeva infatti il suo saggio su questi temi con queste significative parole: 195

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