Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

Se Nietzsche rappresenta questa crisi dal punto di vista della scoperta del carattere stratiforme della psiche individuale e dell'importanza dell'inconscio, Heidegger rappresenta la crisi della nozione di soggetto in riferimento alla sua radicale e costitutiva appartenenza al mondo storico-sociale2 . Il vero elemento «positivo» e «profetico» del pensiero di Heidegger viene indicato nel riconoscimento del necessario prevalere delle dimensioni sociopolitiche su quelle individuali nell'esperienza dell'uomo3 • Ecco allora che porre il problema della testimonianza nei termini indicati da Vattimo allude a una crisi epocale del nesso persona-verità, nella direzione di quello che viene riconosciuto come «il tramonto del soggetto borghese-cristiano». Sottoposto alla critica radicale della filosofia del «sospetto», il soggetto scopre che il senso dell'azione e della scelta storica non è più legato al piano delle decisioni individuali coscienti che appaiono invece condizionate in modo totale dall'appartenenza stessa al mondo storico, a una classe o a un linguaggio particolare4 • Questi, cui abbiamo sommariamente accennato, sono temi centrali nel dibattito filosofico contemporaneo. È necessario tuttavia fare riferimento a punti di vista differenti e parzialmente discordanti da questo illustrato da Gianni Vattimo. Mi limito per ora a fare un rapido accenno alla teoria della testimonianza elaborata da Emmanuel Lévinas. Egli ha in mente una testimonianza che si pone su un terreno inattingibile all'esperienza soggettiva, una testimonianza che appartiene in qualche modo alla «gloria dell'Infinito»5 • Questo tipo di testimonianza consiste in un «essere per l'altro» che non si pone come atto volontario, o come scelta consapevole. La responsabilità per l'altro non ha un inizio, non è un'esperienza, né una prova: è una testimonianza appunto, che si presenta all'improvviso, «d'emblée camme extradition à l'autre» scrive Lévi194

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