Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

Il caso Primo Levi e il problema della testimonianza L'ultimo lavoro di Primo Levi, I sommersi e i salvati, ha fatto tornare di attualità il tema della testimonianza, che per diverse ragioni era stato messo da parte, con una certa fretta in verità, da un punto di vista essenzialmente filosofico, già alla fine degli anni Sessanta. Infatti sono questi gli anni in cui la parola testimonianza comincia ad essere accusata di «anacronismo», poiché la crisi della filosofia esistenzialista sembra portare con sé anche l'indifferenza verso questa tematica. È Gianni Vattimo, in un lucido articolo del 1972, dal titolo «Tramonto del soggetto e problema della testimonianza», a chiarire i termini della questione. All'esistenzialismo, e Vattimo pensa in particolare aJaspers, secondo cui la verità filosofica trova il proprio senso unicamente nella verità dell'esistenza della persona che la testimonia, è seguita un'ondata di «impersonalismo» che secondo Vattimo «non ha solo un significato negativo e da respingere, ma è sintomo di una svolta reale del pensiero, e di un mutamento nelle condizioni basilari dell'esistenza»1 . I due autori che stanno alla base della presente ondata «impersonalistica», e della crisi della nozione di soggetto e quindi di testimonianza, sono Nietzsche e Heidegger: 193

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