iniziale da parte della CATV di pagare i diritti d'autore a chicchessia, rifiuto che la diceva lunga sui suoi progetti in materia di creazione! Come era successo con il cinema di massa degli anni Quaranta, la televisione che noi conoscevamo era destinata a scomparire: non ci distrae più, è sempre meno portatrice di cultura o di marketing politico e cesserà presto di essere un mezzo di informazione decente... Oltre Atlantico stanno comparendo già dei nuovi sistemi di telecomando che permettono al telespettatore non solo di cambiare canale a volontà, come avviene attualmente, ma anche di trattare il documento in corso di ripresa, in virtù di un controllo che egli può esercitare a distanza sopra delle camere automatiche variamente posizionate nello spazio. Una partita di calcio o una corsa automobilistica saranno così viste in diretta a partire da cinque o sei punti di vista differenti, scelti via via dallo spettatore stesso. Con un tale sistema non soltanto il giornalista sportivo e i cameraman sono spariti, ma la regia è in qualche modo trasportata a domicilio. L'affermarsi dell'inter-dipendenza che ormai caratterizzava la CATV, ulteriormente aggravata verso il 1980 dall'impiego della microinformatica familiare, non poteva finire che per modificare la ripresentazione/rappresentazione della crisi del Golfo. Alla guerra cinematografica degli anni Quaranta, alla guerra in differita televisiva del Vietnam, o alla guerra non-dichiarata dello status quo nucleare (questo gioco atomico che secondo H. Kahn avrebbe dovuto svilupparsi in 44 caselle), ha fatto seguito infine la perdita di vista a perdita d'occhio, d'una guerra mondiale miniaturizzata giocata e vinta in poche ore. Con grande sorpresa dei telespettatori l'essenziale del conflitto del Golfo doveva restare invisibile malgrado i formidabili mezzi d'informazione messi in atto. Le reti televisive, con i loro giornalisti-vedette, si trovavano ad essere con estrema evidenza in ritardo di una guerra: l'informa189
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