Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

nella palude, nei campi, alla scogliera, incontro a una natura «così incredibilmente bella»; e sempre, prima di chiudere la giornata, il diario. Una «vita intensa», serenità, quasi felicità. Ma. Si tratta di intervalli, di frammenti di tempo strappati alla storia, e frammenti di scrittura strappati all'oscuramento. Tra un attacco aereo e un altro. Tra una bomba e un'altra. «Chi sarà ucciso questa notte?» - «La cosa peggiore è che la tua mente domani potrebbe non ripartire subito come sempre.» L'orrore della guerra è esattamente in questo vivere alla giornata, anzi, al momento: «Sì, pensavo... noi viviamo senza un futuro. Questo è lo strano; con il naso appiccicato a una porta chiusa». Morire, per caso, è facile. E per chi, per caso, sopravvive ci sarà, domani, e domani ancora «cosa? Il terrore della bomba»: In qualunque momento può cadere una bomba in questa stanza. 1 2 3 4 5 6 passano i secondi. La bomba non è caduta. Ma durante quei secondi di attesa l'attività del pensiero è cessata. E è cessato ogni sentimento, tranne un opaco timore. Un chiodo fissava tutto l'essere a un'asse di legno duro. L'emozione della paura e dell'odio è sterile, non fertile. Non appena la paura se ne va, la mente affiora di nuovo e istintivamente cerca di rivivere, creando. Paura. Paralisi. Il pensiero è sospeso, il sentimento è sospeso. La paralisi, seppure intermittente, alla lunga si diffonde («il cervello si... appassisce») per fissarsi infine, con terrore della scrittrice, sulle sue mani («Riesco a tracciare una linea retta? Pare di no»): palpabile, temibile più ancora della morte che il diario prova e riprova a prefigurarsi, come a volerla precedere: 180 Cerco di immaginarmi cosa succede quando sei ucciso da una bomba. Ce l'ho ben presente - la sensazione... per una volta non riesco proprio a descriverla. Lei - voglio dire la morte; no; lo scricchiolio e il maciullamento delle mie ossa che si rompono sfumano... il processo che fa spegnere la luce - doloroso? Sì. Terrificante. Me l'immagino - poi il deliquio; un tamburo; due o tre singhiozzi di coscienza che torna - & poi puntini puntini puntini.

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