Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

Dal 1936 al 1941, il Diario di Virginia Woolf, tra autobiografia e storia collettiva, fu il lucido, straziante racconto di questo corpo a corpo con la guerra, con la bomba, di un'agonia senza uscita - «la guerra è come una malattia disperata»-, di uno spegnersi lento. "Non c'è più polpa" Luglio 1940, bombe sull'Inghilterra. Agosto 1940, bombe su Londra. Sabato 31 agosto: «Siamo in guerra. L'Inghilterra è stata attaccata. Ho avuto nettamente questa sensazione ieri per la prima volta. Una sensazione di pressione, di pericolo, di orrore». Autorevole, definitivo più dei comunicati ufficiali di Churchill, arriva da dentro il segnale che qualcosa di irreparabile è successo, qualcosa è cambiato per sempre. Hitler, la guerra, non sono più un nome, un'eco lontana, fuori confine: qualunque sia la verità o il romanzo sull'invasione (l'«Operazione Sealion») - annunciata? imminente? impossibile? cancellata?- essa è una realtà, è come se fosse già avvenuta. Perché i Tedeschi sono nel cielo- «sopra le nostre teste»- e le bombe cadono sull'Inghilterra. Il mito antico e potente dell'inviolabilità inglese è caduto. Il terrore della bomba, il fantasma dell'invasione (il conflitto che avanza, giorno dopo giorno, che invade e "occupa" territori fisici e mentali, prende il posto della vita), sono le note dominanti, ossessive, attorno a cui si articola la drammaturgia quotidiana della guerra: da lì, anche per chi legge, il Diario riparte, come da un punto di non ritorno, traumatizzato, mutato nella forma e nel tono. Lontano da Londra, a Monk House, il luogo del «soggiorno coatto», il Diario mostra una scrittrice al lavoro, in una nuova "stanza tutta per sé": Dopo aver rimesso in sesto la mia stanza (oriento il tavolo verso il sole; con la chiesa a destra; la finestra a sinistra; una nuova bellissima vista) comincio a ingranare, con una sigaretta: scrivo fino alle 12; pausa; visita a L(eonard): un'occhiata ai giornali; ritorno in stanza; batto a macchina fino all'una. Ascolto la radio... Poi, gli amici, i tè sulla terrazza, le bocce, e le passeggiate, 179

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