Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

tutto ciò che mi viene in mente, sia esso solenne o lieve o bello», intercetta qualcosa di quel fantasma: Perché la vita è così tragica? Come una striscia di terra su un abisso. Guardo in basso; ho le vertigini; mi chiedo come farò ad arrivare alla fine. Passerò come una nube sulle onde... Sono tanto impressionata dalla transitorietà della vita umana che dico spesso addio - dopo una cena con Roger, per esempio, o pensando a quante volte ancora vedrò Nessa. Sono stata visitata da una miriade di pensieri profondi. Volati via. Cerco con la penna di mettergli il sale sulla coda; appena vengono alla luce, volano via. Mi sono venuti in mente i vampiri. Le sanguisughe. Scrivere - anche scrivere il Diario - è allora come <<mettere il sale sulla coda», "inchiodare" il fantasma a una pagina, per interrompere, seppure per poco, il transito. Finito di scrivere, tornati al tempo della vita, il sollievo della fine si rovescia in pensiero della fine. (Le sue crisi depressive - racconta Leonard Woolf - arrivavano sempre con la fine di un romanzo; il suicidio segue di una settimana la fine del suo ultimo romanzo Between the Acts [Tra un atto e l'altro].) Dunque. Scrivere per sopravvivere alla vita. E cosa succede quando il pensiero della "fine" colonizza tutte le ore di una giornata, impedendo insieme vita e scrittura? Quando la guerra - una guerra mai vista così vicina e terribile - travolge la vita di tutti. E le bombe squarciano la tua città, distruggono la tua casa, la tua stanza, e riducono in una «polvere soffice» il tavolo, le sedie, i libri. E ovunque tu fugga, le senti che arrivano e «in qualsiasi momento può cadere una bomba in questa stanza»? Allora, anche se la bomba non ti avrà, anche se la morte, per ora, tocca agli altri e non a te, di colpo «tutto ha perso significato», la "tua" vita non ha più un significato («Una fornace dietro il cielo. Mi ha colpito la curiosa sensazione che l"'io" scrivente è scomparso. Non c'è un pubblico. Non c'è eco. Questo fa parte della morte»). Ciò che resta sono «soltanto sensazioni del corpo», fino a quando esiste un corpo. 178

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