Venerdì 1 Novembre Serata cupa, spiritualmente: sola, di fronte al camino - L. a letto con raffreddore e influenza: glieli ha attaccati Percy. Quindi sono sola; & per amore della conversazione mi rivolgo a questo volume ormai troppo ponderoso. Il mio libro di questa settimana, per il Times, è l'ultima autobiografia di E.F. Benson - quella in cui tenta di liberarsi delle incrostazioni della lingua. Sono quelli i pericoli della loquacità. Anch'io so scrollarmi di dosso le frasi. Dice che «uno deve scoprire in se stesso nuove profondità». Non ho nulla da obbiettare, tuttavia mi soffermerò sui pericoli della loquacità. E aggiungo: devo sentirmi in colpa, vedendo come io sento e tocco con le dita il peso delle parole persino di una recensione? Quello che resta di una giornata distratta - dovevo telefonare a Miss Talbot - che dovrebbe venire domani - & altre cose ancora - se ne è andato nella riscrittura accorciata di quel maledetto racconto da 150 sterline, «The Legacy». Allora, l'ho riassettato e pettinato - ammesso che si possa paragonare a una testa di capelli. Poi mi sono immersa nei ricordi: troppo tortuoso & scollegato: troppi farfugliamenti: per come è adesso. La vita reale non ha crisi: non c'è bisogno di trovare dei collegamenti. Non deve avere un centro. Deve procedere comunque. Comunque sia, uno di questi giorni intreccerò una fitta trama attorno a quel grumo di dettagli. Ho portato da mangiare a L. Poi ho pompato le gomme della bicicletta. E sono andata a Lewes. Ho visto un Bradfield liscio come la cioccolata, & sono passata oltre. La mattina presto è arrivata Annie, che mi ha chiesto di entrare in Commissione nello W(omen) I(nstitute). No, risposi con eccessiva veemenza. La gente povera non capisce lo humour. Poi mi sono pentita; l'ho raggiunta più tardi nel suo salotto pieno di sole e pieno di gerani artificiali & le ho detto che ci stavo. Mi accorsi, dal piacere che provò quando le dissi che io avrei votato per lei, quanto 153
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