Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

alla sagra delle mele. Sull'erba c'è una mela rossa marcia; sopra c'è una farfalla, e più in là una collina azzurrina e di colori tenui, e poi la palude. Tutto quello che si vede per terra è caduto passando per l'aria leggera. La luce si fa soffusa. D'improvviso la sirena; poi Ul) vibrare di corde pizzicate... Eppure quasi quasi ce ne dimentichiamo; l'incursione notturna sulla Londra martoriata. Mabel vuole lasciarla. L. sega della legna. La piccola, buffa, croce della chiesa si staglia contro le colline. Domani ci andremo. Scende la nebbia; una coltre bianca, diffusa sopra la palude. Devo chiudere.Avevo così tanto da dire. Mi sto lentamente riempiendo la testa con gli Elisabettiani, cioè lascio che la mia mente si nutra come una vanessa atlanta - di nuovo la sirena, e avevo appena tirato le· tende. Ora inizia la parte spiacevole. Chi sarà ucciso stanotte? Non noi, penso. Uno non ci pensa mai - se non come un eccitante. Invece penso spesso che ci siamo meritati questa Estate Indiana: dopo tutti quegli anni a Londra. Intendo dire che tutto sembra accelerato. Ogni giorno trascorso in compagnia di un vago senso di rischio fisico. Per continuare - Ly Oxford mi scrive una lettera crudele. Ethel ha giocato il suo solito scherzo - un po' di pietà, devo avere un po' di pietà - dimentica e riconosce di essere viva, facendo un gran trambusto. E allora perché farsi sempre e di nuovo prender la mano dagli estroversi? Urlano per sentire l'eco - come Hugh, così Ethel deve, deve assolutamente, sentirsi gridare. Vita ha mandato un vaso da notte rotto, & Jacob lana di pecora. Lui non è un estroverso. E io oggi sono ritornata su PH.; dovrò trasferire la mia abitudine di annotare - cosa che faccio in modo irregolare - ai giorni dedicati a Letture Occasionali. La mia idea sarebbe di accumulare più note possibile. Oh sì, & ho anche messo a punto la tendina di ferro da tirare sul cervello. Che abbasso quando sono presa con le mie cose. Niente leggere niente scrivere. Niente diritti niente «devo». Ho aperto - ieri sotto la pioggia sulla 146

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