Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

facciate dei palazzi. Bisogna entrare dentro: panoramicare sulla città, sostare un attimo su un palazzo, zoomare verso una finestra, entrare dentro e guardare. Il voyeurismo metropolitano di Hitchcock è esemplare: l'inizio di Psycho e quello di Rape (sesso e delitto dietro una finestra qualunque) sono una soluzione cinica alla malinconica «sindrome da passante» di Baudelaire; ed è per questo che, con La finestra sul cortile, il voyeurismo assurge a modello di vita metropolitano. Il contenitore vuoto si frammenta in elementi architettonici significanti: le finestre di Sirk, i muri di Polansky, le camere di Bertolucci, gli alberghi di Wenders, i bordelli di Fellini (ecc.) aprono gli spazi narrativi che la città totale tende ad occultare nella sua stessa monumentalità. Il tempo della città, ancora troppo sociale (legato ai bisogni della sopravvivenza collettiva), si frammenta nel tempo dei cittadini (calcolabile sui ritmi della sopravvivenza individuale). La città non è più in città: è altrove. In alto: sulle cime dei grattacieli, montagne artificiali da scalare (per la grande scimmia di King Kong ma anche per il ragazzo selvaggio della Foresta di smeraldo), piste d'atterraggio (per gli elicotteri degli uomini d'affari, o dei giornalisti alla Max Headroom, ma anche per le astronavi aliene di Liquid Sky), torri di Babele passibili d'ira divina (L'inferno di cristallo e catastrofismi derivati), diagramma gerarchico della società classista (Metropolis). In basso: nelle fogne, inconscio sotterraneo dove i rifiuti biologici si confondono con le metafore sociali, accomunate dalle caratteristiche terrorizzanti dell'oscurità e della fluidificazione (da Metropolis a L'alligatore passando per Il terzo uomo). Dentro: negl'interni abitati da «passanti» baudelairiani in versione horror, che bazzicano discoteche psichedeliche, bar malfamati, cessi gay (Cruising, Prick up your ears) ma anche normali appartamenti (Rosemary's Baby). Cos'è mai la città pubblica «esterna» ad altezzamacchina, a misura d'uomo? Il luogo del lavoro e del con107

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