Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

11 Si vedano a questo proposito i primi due saggi del volume di Frith S., Il rock èfinito, Torino, EDT, 1990 (traci. E. Gai), L'industrializzazione della musica (pp. 13-28) e Il piacere terreno (pp. 29-50). 12 Scrive Robert Fripp in The Act of Music, opuscolo teorico esplicativo del progetto di The League o/ the Crafty Guitarists, consort rigorosamente impegnato in allestimenti di musica in atto (concerti, eventi): «Musical morality is an outcome of discovering the musical event as a unity. Music is inseparable from the act of music, as are the musician and audience. Within this unity act of music, these three partecipants musicmusician-audience are themselves holities, maintaining their own integrity, and can be considered as such». L'atto della musica, come musica in atto (con il suo rispetto per l'integrità di chi partecipa all'atto stesso), va dunque considerato agli antipodi della merce musicale o, meglio, come la risposta più etica (da parte di un musicista, fra l'altro, come Robert Fripp, di chiara derivazione mediale) all'inautentico divenuto merce standardizzata. 1 3 L'interpretazione è di Vittore Baroni, ed è contenuta nelle Note del 17° anniversario, ora in The Residents, Roma, Stampa Alternativa, 1988, p. 4. 1 4 Adorno Th. W., Minima moralia, Torino, Einaudi, 1974 (traci. S. Solmi), p. 64. 15 Ivi. 16 Dick Ph. K., How to Build a Universe That Doesn't Fall Apart Two Days Later, in I Hope I Shall Arrive Soon, London, Grafton Books, 1988, p. 13. «Realtà false creeranno esseri umani falsi. Oppure esseri umani falsi creeranno realtà false e poi le venderanno ad altri esseri umani, trasformandoli, col tempo, in falsificazioni di se stessi. Così finiamo con falsi esseri umani che inventano realtà false e poi le spacciano ad altri esseri umani falsi. È solo una versione molto in grande di Disneyland» (traci. V. Curtoni, in Ricordi di domani, Milano, Mondadori, 1988). 17 Il tutto avviene come in un cartone animato della Warner Eros della serie Ralph e Sam, il cane e il coyote che, dopo aver timbrato il cartellino, principiano l'uno a guardare il gregge e l'altro a tentare di rubare qualche pecora. Nell'episodio che qui si cita, il coyote riesce dopo innumerevoli sforzi a sottrarre una pecora, che però si toglie la maschera per rivelarsi il cane. Tocca allora al coyote togliersi la maschera, ed è una pecora; se non che il cane si toglie a sua volta la maschera, ed è il coyote... e così via. Purtuttavia, alla fine di questo estenuante ed esilarante rimbalzo di identità fra vero e falso, emergerà l'unico personaggio autentico, il coyote appunto, Il dove però l'ultimo contraffatto dell'altra identità svelerà al proprio posto un candelotto di dinamite con la miccia accesa. La parabola non è gratuita: è ai contraffatti disvelanti, pur nel loro estremo dichiararsi falsi, e vuoti, che è dato far esplodere le contraddizioni dei/atti. 18 Dick Ph. K., The Man in the High Castle, cit., p. 219. 19 Ivi, pp. 222-223: «Raggiunse il limite del parco. Marciapiede. Kearny Street. Violenti rumori di traffico. Il signor Tagomi si fermò sull'orlo del marciapiede. 102

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