Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

senza in essa. Che non si diano indicazioni di moto, vale a significare che tutto ha già avuto luogo: «ce qui arriva était arrivé depuis longtemps déjà» (p. 107). (Per cui, all'abolizione delle categorie oppositive di base quali vita vs morte, concreto vs astratto, reale vs mentale ecc., si dovrà aggiungere l'abolizione delle categorie oppositive che definiscono il tempo, passato vs presente vs futuro.) Allo stesso modo, la messa in scena, diciamo, realistica della sequenza (la porta, la camera, il letto, la poltrona, la presenza femminile e quella maschile, ecc.) viene sottoposta a un formidabile processo di implosione che annulla tutte le categorie e tutti gli ordini (compresi quelli della trasposizione emblematica e allegorica degli elementi), per lasciar posto all'evento-verità di quel «morire», e al «senso» impossibile del morire, che - perseguito da un luogo all'altro, da una figura all'altra, da rinvio a rinvio e nei loro interminabili e ina?sestabili rovesciamenti - trova qui il «luogo» conclusivo di tutte le sue precedenti approssimazioni. Così, la camera, la figura femminile, la figura astratta della «pensée», la presenza e l'assenza, si sovrappongono indistintamente (interminabilmente) dentro l'espansione gloriosa della notte e del gelo, dentro le loro figure «sovrane»: lì, le mani si congiungono secondo il rito nuziale, nell'indecidibilità dei pronomi che ne dovrebbero designare l'appartenenza. Trascrivo l'intera sequenza, non riassumibile, la quale rappresenta, per così dire, il cuore del libro, e ove si danno, riunite in un formidabile nodo o ganglio di attività, le matrici di tutti i rinvii (sarà agevole, alla lettura reperirne gli elementi, anche lessicali). J'entrai, je refermai la porte. Je m'assis sur le lit. L'espace le plus noir s'étendait devant moi. Je n'étais pas dans ce noir mais au bord et, je le reconnais, il est effrayant. Il est effrayant parce qu'il 87

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