l'inverso di quello che accade a J. - è qualche cosa di più profondo della dimenticanza. È questo oblio - diciamo pure «l'oblio dell'origine», in quanto oblio di sé, di sé come persona anagrafica, luogo di riconoscimento per sé e per gli altri - è questo oblio che lei consegna alla parola cancellata di cui si è parlato: «Longtemps après elle me dit -». Questo oblio profondo, anteriore ad ogni rimozione, concerne la sua identificazione con l'Altro, o con l'Altra: vale a dire con la Morta. Concerne insomma la sua vera, indicibile Identità. Ma a questo punto del racconto, né lei né il Protagonista pervengono a renderne ragione: Nathalie a motivo del suo stesso oblio, il Protagonista perché l'esperienza non ha toccato il suo termine (da cui la parola non riferita, la parola cancellata, sia perché impossibile sia, anche, perché impropria in questo punto della diegesi): «elle ne pouvait pas venir à bout de la tache immense de se faire reconnaitre [...]. Il lui fallait croire que quelque chose s'était passé qui lui échappait et qu'en effet elle était parfaitement connue de moi, à condition d'etre elle-meme quelqu'un qu'elle ne connaissait pas» (p. 70). Sottolineo l'ultima frase: la conoscenza di sé che può venire a Nathalie da parte del Protagonista, e quindi dall'immagine che questi ha di lei, è subordinata alla sua identificazione con la Morta, con l'Altra per eccellenza, alla lettera e in tutti i sensi. Ed è per questo che il Narratore, nel corso della seconda sequenza della camera-cripta, riferendosi alla risposta già avuta da lei, «j'ai oublié», sul perché della sua prima venuta in quella camera, da cui poi aveva tentato di fuggire giacché aveva visto «ce qu'elle n'avait pas le droit de voir» (il «droit de regard» non è ancora concesso), è per questo che al «j'ai oublié» di Nathalie, egli può apporre il seguente, impressionante commento: p. 85 «cette réponse était bien plus juste et plus importante (à mes yeux) que celle qui est contenue dans cette histoire» (va81
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