frase, l'ultima: «"Vite, une piqure"» (pp. 51-52). Dopo di che, «son pouls se dérégla, il frappa un coup violent, s'arreta [sottolineo questo verbo], puis se remit à battre lourdement pour s'arreter [sottolineo ancora] à nouveau, cela plusieurs fois, enfin il devint extremement rapide et minuscule, et "s'éparpilla comme du sable"». L'ultima frase, «s'éparpilla comme du sable», figura tra virgolette in quanto si tratta dell'espressione già usata dal- . l'infermiera per riferire al Narratore-Protagonista della prima morte di J. Dopo i colpi violenti e discontinui del polso che sta per fermarsi («s'arreter»), il suo sparpagliarsi come sabbia. Dal numerabile della morte come cosa, al non numerabile (la sabbia, quella della clessidra, ma anche quella del deserto, la sabbia innumerevole che, per esempio, Montale oppone all'unicità assoluta del sole, in Luce d'inverno7), dal numerabile della morte come cosa al non numerabile del «morire» o, anche, all'invisibile dell'evento-verità. Fissato il paradigma- che sembra altresì avere il suo emblema, o il proprio simulacro, o la propria matrice davvero originaria (come acutamente evidenzia Derrida) nella riproduzione della Sacra Sindone appesa nello studio del medico, il depositario della sentenza di morte, della morte come cosa, come fatto fisiologico, l'amministratore di «piqures» come cura a J. e al Narratore, riproduzione nella quale si scorgono, in trasparenza dietro il volto di Cristo, «les traits d'un visage de femme extremement beau et meme superbe, à cause d'une bizarre expression d'orgueil» (p. 19), il che porterebbe (a torto, dato il suo carattere di assoluta laicità) a considerare il racconto, soprattutto nella prima parte, come la riscrittura di uno dei tanti luoghi evangelici della resurrezione-, fissato dunque il paradigma, il Narratore si accinge a elaborarne l'investimento, secondo le modalità già indicate, in un'altra storia, in una storia qualsiasi (come è detto nell'ultima pagina del 74
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