Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

surato: come l'evento della Presenza allo stato puro). J., dunque, lavora a portare l'evento al di fuori delle coordinate spazio-temporali entro le quali normalmente si colloca, e cioè al di fuori della presenza come temporalità irreversibile, come istanza del presente, al fine di conferirgli - al di là di ogni circostanza pensabile ma all'interno e nel cuore stesso del Soggetto (se queste espressioni possono essere legittimamente adoperate qui) - un «droit de présence», e cioè, come abbiamo detto, una presenza allo stato puro, su cui il Soggetto possa esercitare il proprio «droit de regard»: diritto di sguardo, di supervisione, di controllo5 • È quanto avviene, nel récit, al momento del «risveglio» di J.: p. 36 «{ses paupières] s'ouvrirent sur quelque chose de terrible dont je ne parlerai pas, sur le regard le plus terrible qu'un etre vivant puisse recevoir, et je crois que si à cet instant j'avais frémi et si j'avais éprouvé de la peur, tout eut été perdu». Il «regard» che si apre sulla cosa terribile, e che è esso stesso terribile, è appunto lo sguardo che ha assunlo il «droit de regard», il diritto di supervisione e di controllo dell'evento, della cosa terribile che non ammette controllo né supervisione, della Cosa - per definizione e nel fatto - totalmente estranea al Soggetto, situata in un Fuori (in un «Dehors») assolutamente fuori controllo. E se il Protagonista, che è, per così dire, lo strumento (o il demiurgo) grazie al quale si effettua la trasgressione (non si tratta che di questo), assume a sua volta (sostiene) il «droit de regard», ciò significa che la prova, di cui è appunto lo strumento, si ripercuote contemporaneamente su di lui. Alla pari di J., assume non tanto la vita in opposizione alla morte, quanto il «morire» in opposizione alla morte. Citazione di un passo del Pas au-delà (sottolineatura nostra): Mourir ne se localise pas dans un événement, ni 72

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