Ma nessun «matrimonio» si compie, qui, nella camera di Simone. Esso risulta invece esplicitamente prefigurato nelle parole straniere che il Protagonista rivolgerà a Nathalie (p. 100 «je l'épousais dans sa langue»), le quali assumono, nella frenesia del dire, l'aspetto d'una piramide, figura monumentale del sepolcro: p. 102 «une pyramide si vertigineuse que sa hauteur sans cesse accruem'étourdissait moi-meme». E ricordiamoci che questa piramide-tomba fatta di parole, ha al suo centro, o alla base, la parola intraducibile, sconosciuta ed enigmatica, proferita da Nathalie al Protagonista, in risposta alla sua domanda di matrimonio (p. 101). Queste figure supplementari escono di scena, la prima, Colette, lasciando di sé l'immagine del «malheur» definitivo nella camera d'albergo abbandonata: lo stesso «malheur» che assale il Protagonista nel métro dopo l'esperienza dell'oblio di Colette, della «lacune vivante» rappresentata da lei (ecco i due occorrimenti: p. 63 «Il y avait, à deux pas, un malheur important, aussi silencieux qu'un vrai malheur peut l'etre, étranger à tout secours, inconnu, que rien ne pouvait faire apparaitre»; p. 80 «Dès la porte, j'eus le pressentiment de quelque chose d'insolite, je voyais du désordre, des vetements par terre: eh bien, voilà le malheur, pensai-je, camme c'est singulier. Mais la chambre était vide»); mentre la seconda, Simone, esce di scena lasciando una lettera cui non sarà data nessuna risposta (altra, e forse più angosciosa, manifestazione del «malheur»). Ma all'effetto «sous vitre» (o «derrière la vitre») provocato da Simone, il testo non cesserà di fare riferimento. Si veda il piacere «sotto vetro» del Protagonista con le persone che incontra, e che rappresenta l'effetto succedaneo allo stravolgimento del sangue di cui si è detto; o «la pensée», anch'essa statutariamente ambigua (è antropomorfizzata), posta «sous une vitre» (p. 88) o Nathalie stessa, a teatro, vista «camme derrière une vitre», 69
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==