le métro» ecc.; p. 71 « Voici l'image que j'ai du reste de la soirée [sottolineo ancora]. Je me remis à penser à cette fille» ecc. Non solo, ma il concetto di produzione dell'eventoverità, o la realtà dell'evento-verità attuata nella scrittura, risulta non necessariamente collegato ai fatti specifici che sono narrati. Basti l'affermazione al riguardo nel finale del racconto, già parzialmente citata più indietro e che adesso citeremo nella sua integrità: p. 126 «Les faits eux-memes, je puis réver de les supprimer [sottolineo questa supplementare funzione del «reve»: e cioè non tanto di procurare la finzione, ma proprio di procurare la finzione che annulla la finzione]. Mais, s'ils n'ont pas eu lieu, d'autres, à leur place, arrivent et, à l'appel de l'affirmation toute puissante qui est unie à moi [non si tratta dunque di enunciazione ma di affermazione; non solo, ma questa affermazione corrisponde alla figura stessa di Nathalie, nella scena che precede, la scena, appunto, dell'affermazione vittoriosa, sull'essere-là-della-"chose"), ils prennent le méme sens et l'histoire est la méme». Ora, il Narratore è anche una figura della diegesi, diciamo una figura della propria finzione narrativa. Su questo piano, e al pari delle figure femminili che allestiscono la «teoria» (il défilé) del récit, è una figura mista, o un termine complesso. Se è responsabile dell'azione prodigiosa di dare la vita a J. o, meglio, di risvegliare in lei, all'appello del nome proprio che il testo non registra (p. 36 «Je me penchai sur elle, je l'appelai à haute voix, d'une voix forte, par son prénom; et aussitòt - je puis le dire, il n'y eut pas une seconde d'intervalle - une sorte de souffle sortit de sa bouche encore serrée» ecc.), se, ripeto, è responsabile di risvegliare in J. tutte le forze immense e splendide della vita, questo si verifica perché il Protagonista è, diciamo miracolosamente, per metà anch'esso dall'altra parte del muro. Prima della sua prima morte, 60
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